Negli ultimi anni si è diffusa l’idea che bere latte e consumare i suoi derivati (formaggi, yoghurt, kefir) possa essere dannoso per la nostra salute. La motivazione che i sostenitori di questa tesi adducono consiste nel fatto che l’uomo rappresenta ad oggi l’unica specie che continua a consumare questo alimento dopo lo svezzamento, atteggiamento considerato innaturale, e, a conferma delle loro idea, aggiungono il fatto che le statistiche riportano come circa tre quarti degli individui adulti risultino intolleranti al lattosio, responsabile in questi soggetti di fastidiosi dolori intestinali, gonfiore, flogosi e dissenteria.

Quante volte, dopo aver assistito ad un simile discorso, vi siete fatti attrarre dalla famigerata dicitura “senza lattosio” apposta sulla confezione di numerosi prodotti presenti in commercio?

Immagino molte, ma capiamo insieme come è fatto il lattosio e cosa gli succede una volta introdotto nell’organismo.

Il lattosio è un disaccaride costituito da glucosio e galattosio, due zuccheri, tra loro uniti tramite la formazione di un legame chimico. Come tale non può essere assorbito a livello intestinale, perché troppo grosso: deve essere prima digerito ad opera della LATTASI un enzima in grado di rompere il legame glicosidico che si stabilisce tra le due molecole che lo costituiscono.
La lattasi è presente alla nascita in tutti gli individui (altrimenti si parla di deficienza congenita della lattasi una condizione rara che si manifesta immediatamente dopo il parto) dopo lo svezzamento si può andare incontro a due diversi destini:

  1. l’espressione dell’enzima può essere inibita, in questo caso il soggetto svilupperà un’intolleranza al lattosio poiché non sarà più in grado di digerirlo
  2. i livelli dell’enzima nell’organismo si potranno mantenere alti: in questo caso si parla di PERMANENZA DELLA LATTASI.

Si tratta di un fenomeno legato ad una mutazione spontanea a che si è verificata circa 10000 anni fa a carico del gene localizzato sul cromosoma due che regola i livelli dell’enzima lattasi nell’organismo. La mutazione che si è verificata in maniera del tutto casuale e indipendente in numerose popolazioni è stata selezionata e diffusa da quelle dedite alla pastorizia e ha conferito il vantaggio di poter digerire il latte da adulti.

Per quale motivo la mutazione è stata selezionata e diffusa nei secoli?

Le spiegazioni possono essere molte, la più accreditata è l’ipotesi dell’assimilazione del calcio: la persistenza della lattasi sarebbe stata favorita nei paesi dove le ore di luce sono poche perché il latte rappresenta un’ottima fonte di calcio e vitamina D (ricordatevi che la sintesi della vitamina D è promossa dalla luce del sole e che questa molecola è fondamentale per l’assorbimento di calcio).

Riassumendo, BERE LATTE FA MALE ALLA SALUTE? Citando Dario Bressanini, che affronta lo stesso argomento nel suo libro Bugie nel Carrello possiamo affermare che è assurdo sostenere che è innaturale bere latte da adulti, visto che molti possono farlo perché producono la lattasi. Siamo stati geneticamente selezionati proprio grazie ai vantaggi forniti da questa bevanda e nel consumarla non facciamo nulla che vada contro la nostra stessa fisiologia. Se vogliamo per noi è talmente tanto naturale che a differenza di altre popolazioni continuiamo a produrre l’enzima per digerirlo anche da adulti.
Bere latte, dunque, non è dannoso per la nostra salute e, a meno che non sia stata diagnosticata intolleranza al lattosio, non c’è motivo per cui dobbiamo acquistare prodotti che non lo contengono.


A cura della Dott.ssa Sarah Grossoni

Bibliografia di riferimento:

1. Deng Y, Misselwitz B, Dai N, Fox M. Lactose intolerance in adults: Biological mechanism and dietary management. Nutrients. 2015;7(9):8020-8035. doi:10.3390/nu7095380
2. Vandenplas Y. Lactose intolerance. Asia Pac J Clin Nutr. 2015;24(December):S9-S13. doi:10.6133/apjcn.2015.24.s1.02
3. Itan Y, Powell A, Beaumont MA, Burger J, Thomas MG. The origins of lactase persistence in Europe. PLoS Comput Biol. 2009;5(8):17-19. doi:10.1371/journal.pcbi.1000491
4. Dario Bressanini, Bugie nel Carrello, 2013

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