Molte volte ci è capitato di sentire incredibili notizie al telegiornale: situazioni di gravi malori o aggressioni fisiche a persone durante le quali era presente una grande folla, ma nessuno è intervenuto per aiutare le vittime. Davanti a tali avvenimenti ci interroghiamo su che fine abbia fatto la moralità, forse sul ruolo inevitabile delle nuove tecnologie che ci distraggono e ci impediscono di reagire con umanità a quanto accade intorno a noi.

Ma siamo proprio sicuri che la colpa sia dei cellulari?

Un caso eclatante fu l’assassinio dell’americana Kitty Genovese, una giovane donna accoltellata ripetutamente davanti agli occhi increduli di 38 testimoni, gli inquilini del palazzo. Nonostante tutti avessero visto o sentito l’aggressione nessuno di loro chiamò i soccorsi. Che cosa accadde? Erano tutti complici? Desideravano la sua morte?

O forse tutto dipende da un meccanismo psicologico?

La psicologia sociale ha spiegato questo ed altri episodi di omissione di soccorso teorizzando l’Effetto Spettatore, approfondito da Latanè e Darley nel 1968. Secondo questo effetto, gli individuo sarebbero propensi ad intervenire in situazioni di emergenza quando sono soli piuttosto che in presenza di altre persone.

Ciò è fortemente legato alla diffusione di responsabilità, ossia la convinzione che qualcun’altro interverrà al proprio posto. Per capire in che modo agire inoltre il soggetto imita il comportamento altrui e da ciò deduce il livello di pericolosità della situazione.

Alcuni esperimenti sociali vi faranno capire meglio quanto sembri assurdo questo effetto e fino a che punto possano essere dannosi i suoi effetti.

In un primo esperimento degli studenti vennero convocato in un’aula per compilare un questionario. Durante la compilazione veniva fatto uscire del fumo da una fessura sotto la porta e veniva poi osservata la reazione dei soggetti. I risultati furono incredibili! Quando il soggetto era da solo, nel 75% dei casi, dopo pochi minuti usciva in corridoio per dare l’allarme. Quando invece all’interno della stanza vi era un gruppo, solo nel 38% dei casi qualcuno prendeva l’iniziativa. Ciò significa che, vendendo che gli altri non ritenevano il fumo un pericolo, continuavano a compilare il questionario fingendo che ciò non li preoccupasse. Il gruppo è quindi in grado di manipolare la nostra percezione del rischio.

In un secondo esperimento un soggetto veniva fatto accomodare in una cabina con cuffia e microfono dicendogli che avrebbe partecipato ad un’indagine sulle difficoltà degli studenti universitari. La persona era convinta che nelle cabine fossero presenti altri cinque soggetti, le voci erano in realtà pre-registrate. Durante l’esperimento una voce simulava una grave crisi epilettica. Nella maggior parte dei casi gli studenti, vedendo che gli altri non intervenivano, si astenevano dal soccorso fino alla fine della sessione. Il numero di interventi variava in base alle persone coinvolte: 85% dei casi quando il soggetto credeva ci fosse solamente un’altra persona, 62% con altri due partecipanti, 31% con quattro.

Che cosa ci porta a deresponsabilizzarci a tal punto? Oltre alla diffusione di responsabilità va tenuto presente che il soccorso è qualcosa di molto complesso che ci mette a disagio.

  • Dobbiamo affrontare numerose fasi: accorgersi dell’evento, capire che richiede un intervento, calcolare i costi-benefici, decidere come intervenire e compiere le azioni
  • Ci sono alcune variabili culturali come ad esempio la convinzione che non ci si debba impicciare degli affari degli altri
  • Abbiamo sempre paura di aver interpretato male una situazione e di metterci in ridicolo con un’azione inadeguata

L’omissione di soccorso sembra quindi molto più “naturale” di quel che pensavamo.

Come devo comportarmi allora in una situazione di emergenza in pubblico?

  1. Non lasciarti influenzare dalle reazioni altrui e valuta con la tua testa ciò che sta accadendo
  2. Se una persona è in pericolo cerca di capire come intervenire per non esporti a rischi; a volte una semplice chiamata d’emergenza può salvare una vita!
  3. Ricorda che fare la figura dello stupido in una situazione ambigua è sempre meglio che un’omissione di soccorso in una situazione di pericolo.

A cura di:

Dott.ssa Martina Varalli – Psicologa

Riferimenti bibliografici:

Darley JM & Latanè B, (1968). Intervento di astanti nelle emergenze: diffusione di responsabilità. Journal of Personality and Social Psychology. 8,377-388.

Manning R., Levine M & Collins A., (2007). L’omicidio di Kitty Genovese e la psicologia sociale dell’aiuto. Psicologo americano. 62, 555-562.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...