La mia storia inizia qui” è un progetto nato nel 2020, durante il primo lock down, dall’interesse verso il tema della narrazione. Mi sono chiesta in che modo il racconto che i nostri genitori hanno fatto di noi vada ad influenzare la formazione dell’immagine di sè e la nostra identità. La naturale curiosità verso i nostri primi passi nel mondo, potrebbe essere legata alla necessità di definire se stessi, le proprie caratteristiche e talvolta il proprio senso. Diventa allora importante l’inizio della propria storia, che comincia a volte dal concepimento, altre dalla gravidanza, passa attraverso la scelta del nome, si realizza con il parto e talvolta si definisce con i primissimi attimi di vita.

In letteratura sono molti gli autori che parlano di “birth story“, tra cui Mac Adams che fa riferimento al “mito personale“: una storia che racconta come siamo arrivati qui e che senso abbia tutto questo. La narrazione dell’evento nascita, corrisponde con la prima informazione che abbiamo su noi stessi ed è per i genitori il primo pensiero relativo al figlio (nonostante le proiezioni vengano formulate ben prima del concepimento o della formazione della coppia). La nascita è l’inizio della storia – basti pensare all’importanza che assume la storia delle proprie origini per le persone che sono state adottate – e quindi, in modo intrinseco, un elemento che ci dà una direzione. Il racconto biografico dei genitori viene così interiorizzato, diventa parte della propria storia, trasformandosi in autobiografico.

Sono queste le tematiche su cui si focalizzano le interviste semi-strutturate che conduco a distanza. Questo progetto nasce da una semplice curiosità e non so ancora in che direzione andrà. Mi piacerebbe ascoltare e raccogliere più storie di nascita possibile, per dare un contributo alla ricerca in questa nicchia a cui solo alcuni autori si sono appassionati.

L’intervista viene effettuata a distanza e richiede circa 30 minuti. Per partecipare contattami e sarò lieta di ascoltare la tua storia.

Mio figlio è nato senza traumi, o almeno così mi è parso. Il parto è stato veloce, doloroso ma dolce. E lui non ha pianto, mi ha solo guardato e poi si è addormentato, lì, sul mio petto. Mi piace sempre ricordare questo particolare, perché spero che il mio bimbo conservi quella calma e quella tranquillità per tutti gli eventi difficili che gli capiterà di affrontare nella vita. Glielo racconto sempre anche se è piccolo, è diventata quasi una favola della buonanotte.